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Martov, Iulius.

Pseudonimo di Julij Osipovič Cederbaum. Uomo politico russo. Cresciuto a Odessa in una famiglia di intellettuali ebrei, a otto anni fece l'esperienza di un pogrom. Nel 1882 si trasferì con la famiglia a Pietroburgo dove conobbe la carestia del 1894 e assistette ai grandi scioperi che ne seguirono. A quell'epoca aveva già aderito all'intellighenzia rivoluzionaria e aveva raccolto attorno a sé il gruppo marxista pietroburghese per la liberazione del lavoro. Dal 1894 cominciò a scrivere sotto lo pseudonimo di I.M. Condannato a vari mesi di carcere, fu bandito da Pietroburgo ed escluso dall'insegnamento di ogni ordine e grado. Tornato a Pietroburgo, vi incontrò Lenin, insieme al quale fondò la rivista "Iskra" (La scintilla) e la "Lega di lotta per la liberazione del lavoro", nella quale confluirono tutti i gruppi marxisti della capitale. Scontratosi con Lenin per la diversa concezione politica, in particolare sulla funzione del Partito rivoluzionario e la tendenza a collaborare con la borghesia liberale, dal Congresso di Londra del 1903 divenne uno dei capi menscevichi. Capeggiò l'ala sinistra internazionalista dei menscevichi e dopo la rivoluzione continuò ancora per qualche tempo a collaborare e a mantenere contatti col Governo bolscevico, nonostante il passaggio all'opposizione della maggioranza dei menscevichi. Nel 1918 si unì al resto del Partito menscevico e ne divenne il leader incontrastato, formulandone le principali linee politiche di opposizione al Governo bolscevico, ma respingendo ogni eventualità di resistenza armata e di appoggio a interventi stranieri. Dopo l'espulsione dei menscevichi (insieme coi socialisti rivoluzionari) dal Comitato esecutivo centrale nel giugno 1918, alla quale fece seguito anche l'espulsione dai soviet di tutto il Paese, l'attività di M. e dei suoi seguaci si fece ancor più difficile. Nell'ottobre 1920 M., già gravemente ammalato di tubercolosi, lasciò con un regolare permesso l'URSS per partecipare al congresso di Halle del Partito socialista indipendente tedesco e non fece più ritorno in Russia. A Berlino, nel febbraio 1921, fondò il "Sotsialisticeskij Westnik", come organo centrale del Partito socialdemocratico russo, diffuso clandestinamente in Unione Sovietica. Fu tra l'altro autore di una Storia della socialdemocrazia russa (1923) (Costantinopoli 1873 - Schömberg, Germania 1923).